Sulla giustizia minorile
Alcune domande a Magda Brienza , già Presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma , ora in pensione, sulla sua lunga esperienza di giudice minorile.
D. Dopo una così lunga esperienza nel settore minorile, qual’è il tuo bilancio e quale intervento di riforma ritieni necessario ed urgente?
R.
Ritengo molto positivo il bilancio della mia vita professionale , dedicata ad un settore - quello minorile - che negli ultimi anni ha ricevuto molta attenzione da parte di istituzioni pubbliche e private, anche se con risultati non sempre soddisfacenti.Il lavoro del giudice minorile è coinvolgente, perché sei costretto a metterti in gioco quotidianamente e a misurarti con problematiche sociali che vanno studiate e attentamente seguite, perché possono vanificare gli effetti del tuo intervento.
Certamente, l’attuale sistema della giustizia minorile necessita di un intervento di riforma che in primo luogo affronti il tema del frazionamento delle competenze.
Un tema non nuovo, ripetutamente segnalato dagli esperti del settore, ma mai avviato a soluzione.
Io ritengo che sarebbe opportuno - in sede di riforma - concentrare in un unico organo giurisdizionale, specializzato e diffuso sul territorio secondo bacini di utenza, tutte le competenze che riguardano i diritti della persona e quindi tutta la materia del diritto di famiglia , della tutela delle persone incapaci, oltre al diritto minorile , sia civile che penale.
La soluzione prospettata in alcune proposte di legge, di istituire cioè sezioni specializzate presso i tribunali ordinari , presenta rischi non secondari di una perdita progressiva della specializzazione professionale dei giudici, posto che tali sezioni dovrebbero essere costituite solo presso i tribunali di maggiori dimensioni, con difficoltà organizzative non facilmente superabili, sia per quanto attiene alle risorse umane da destinare specificamente al settore, sia per quanto attiene alle strutture di supporto che attualmente collaborano con i tribunali per i minorenni nelle politiche di assistenza e di protezione dell’infanzia.
Un ulteriore rischio è dato da una possibile attrazione dei procedimenti minorili verso i tempi degli ordinari procedimenti civili, con conseguenze che sarebbero assolutamente inaccettabili in questa materia.
Il dato a mio parere positivo , da mantenere in una riforma del settore, è la partecipazione dei giudici onorari alla giustizia minorile; durante tutta la mia vita professionale, prima come giudice tutelare e poi come presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma, ho potuto verificare il contributo essenziale dei giudici non professionali, perché assicurano un momento di raccordo importante per far confluire nel momento giudiziario le istanze e i bisogni della società civile e per verificare in concreto le possibilità offerte dalla famiglia e dal territorio perché l’intervento del tribunale sia efficace.
D. Come valuti la crescente femminilizzazione della figura del giudice minorile ?
Effettivamente, il settore minorile vede una presenza crescente di donne, non solo nelle funzioni di giudici e p.m. , ma anche in altre posizioni professionali ( medico, psicologo, operatore sociale). E’ un dato a mio parere negativo. Un fenomeno analogo ha già colpito il settore della scuola . Questo non significa che non ho fiducia nelle qualità professionali delle donne, le quali hanno dimostrato di poter e saper fare anche meglio degli uomini nel settore della giustizia, ma ritengo che presenza di figure maschili possa consentire un confronto di sensibilità assolutamente necessario in una materia in cui è facile la riproposizione del ruolo materno delle donne, con una perdita di ruolo sociale della figura del giudice minorile e con effetti negativi per la stessa amministrazione della giustizia minorile, posto che i minori da trattare presentano problematiche complesse che richiedono apporti ed esperienze di operatori ed operatrici del settore.
A cura di A.C.